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Il campo magnetico si sta indebolendo

Negli ultimi 160 anni la forza del campo magnetico del nostro pianeta è calata di circa il dieci per cento

Il campo magnetico della Terra sta rapidamente diventando più debole, e i geofisici non ne capiscono il motivo. Il calo di intensità - pari a circa il 10 per cento negli ultimi 160 anni - potrebbe segnalare l'arrivo di uno degli sporadici capovolgimenti improvvisi del campo. Ma anche se si trattasse solo di un fenomeno temporaneo, uno studio presentato al convegno annuale dell'American Geophysical Union sostiene che potrebbe provocare gravi danni all'atmosfera terrestre. Il campo magnetico terrestre, che si spinge fin nello spazio con uno schema bipolare simile a quello formato dalla limatura di ferro attorno un magnete a barra, è generato dal ferro liquido in movimento nel nucleo del pianeta. Studiando le sue caratteristiche in passato, grazie alle particelle metalliche rimaste imprigionate nelle rocce vulcaniche e nei sedimenti, i geologi hanno scoperto che occasionalmente il campo magnetico si inverte: il polo nord magnetico diventa il polo sud, e viceversa. Prima e dopo questa transizione, la forza del campo ha un brusco calo. Oggi il dipolo sta indebolendosi così rapidamente che, mantenendo questa velocità, potrebbe svanire nel giro di 2000 anni. Alcuni scienziati cominciano a domandarsi se non si tratta della prima fase di un"inversione, giacché il campo è rimasto stabile per un periodo insolitamente lungo, 780.000 anni. Secondo Jeremy Bloxham dell'Università di Harvard, qualche tipo di processo nel nucleo sta evidentemente distruggendo parte del dipolo. La maggior parte del fenomeno si verifica in una zona ben precisa: l'"Anomalia Sud Atlantica", una chiazza in prossimità delle regioni meridionali dell'Africa e del Sud America dove le linee del campo magnetico emergono invertite nello spazio. Le simulazioni della circolazione nel nucleo effettuate da Bloxham indicano che simili chiazze a volte possono condurre verso inversioni in tutto il pianeta. Spesso, tuttavia, si esauriscono nel giro di pochi secoli e il nucleo ristabilisce il proprio schema normale.

La magnetosfera è un colabrodo

Nella barriera magnetica che protegge la Terra dal vento solare si aprono frequentemente grossi varchi.

Due missioni satellitari hanno rivelato che la barriera magnetica che circonda la Terra nello spazio funziona più come un setaccio che come uno scudo. I frequenti varchi nel campo magnetico del pianeta possono rimanere aperti per ore, lasciando il passaggio libero alle particelle cariche provenienti dal Sole che colpiscono la parte superiore dell'atmosfera. La scoperta dimostra che il vento solare può influire sul nostro pianeta in maniera più diretta di quanto gli scienziati sospettassero. Normalmente la magnetosfera, la "bolla" magnetica attorno alla Terra, deflette la maggior parte del vento solare, un bombardamento costante di elettroni e protoni provenienti dal sole. Tuttavia, quando i campi magnetici provocati dal vento solare si scontrano con quelli della magnetosfera, possono produrre delle brecce, proprio come due magneti allineati in modo opposto si respingono a vicenda. Se il vento solare è abbastanza forte, i campi aggrovigliati si riallineranno in maniera stabile, dando origine un breve varco. Alcuni fisici ritenevano che questo riallineamento potesse continuare per ore, mentre altri pensavano che i varchi si aprissero e chiudessero molto rapidamente. Ora i nuovi dati del satellite IMAGE della NASA e della missione Cluster dell'ESA confermano la prima ipotesi. IMAGE, che studia la magnetosfera e le luci dell'aurora nei pressi dei poli, ha catturato numerose immagini di "aurore protoniche" molto energetiche nella luce ultravioletta, alcune delle quali sono durate più a lungo del previsto, fino ad anche 9 ore. Gli scienziati già sospettavano che le aurore fossero dovute ai protoni solari che viaggiano senza impedimenti verso il pianeta. Prove ulteriori sono state fornite dalla missione Cluster, che ha rivelato una cascata di particelle del vento solare all'interno della magnetosfera. Secondo quanto scrive il fisico dello spazio Tai Phan dell'Università della California di Los Angeles sul numero del 4 dicembre della rivista "Nature", le particelle non avrebbero potuto raggiungere i satelliti se non fossero passate da un ampio varco nel campo magnetico.