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Millenarismo

Il millenarismo (o millennialismo o chiliasmo - in greco chilo significa "mille") è una dottrina cristiana già presente nel giudaismo. È la credenza nell'avvento di una (ulteriore) nuova alleanza tra Dio e gli uomini, che si realizzerebbe in un reale rinnovamento di questo mondo.

Si può delineare un millenarismo antico ed un millenarismo più recente:

  • Il millenarismo antico prevede che il regno di Cristo in gloria si verifichi fra una prima resurrezione, che sarebbe solo dei giusti, ed una seconda, riservata ai dannati. A questa seguirebbe dunque il giudizio universale come assegnazione eterna delle pene e dei godimenti.
  • Il millenarismo recente insiste invece sulla distinzione fra premillenarismo e postmillenarismo. Nel primo caso la nuova venuta di Cristo (parusia intermedia) è attesa prima del millennio, che potrà instaurarsi solo grazie a tale nuovo avvento. Nel secondo caso la parusia avrà carattere escatologico e si porrà al termine del periodo di mille anni.

Un'altra questione dibattuta si è avuta anche circa la natura del godimento nello stato millenaristico:

  • Il millenarismo carnale, più prettamente giudaico, prevede che il mondo duri seimila anni (hexaemeron) più mille (heptaemeron o settemillenarismo della settimana cosmica, interpretazione letterale del primo capitolo della Genesi); il settimo e ultimo millennio vedrebbe l'avvento messianico e il godimento di tutti i benefici temporali (trionfo di Israele, abbondanza di ricchezze, ecc.).
  • Il millenarismo spirituale, diffusosi in epoca cristiana con la mediazione di Cerinto (II secolo) e una prima riformulazione di Papia, prevede che il godimento abbia natura principalmente spirituale benché non privo dei benefici temporali. Tale formula trovò fortuna principalmente nel corso del medioevo, ma pure nel XVIII secolo durante la forte ridiscussione sulla patristica e i principi teologici del cristianesimo.

 

L'idea di millennio 

Il termine millennio, su cui ruota tutta la teoria del chiliasmo, ricorre nell'Apocalisse di Giovanni per sei versetti consecutivi (Ap 20, 2-7), e si trova prefigurato in altri due passi biblici: uno dell'Antico Testamento, «Ai tuoi occhi, mille anni / sono come il giorno di ieri che è passato, / come un turno di veglia nella notte.» (Salmo 89, 4), e uno del Nuovo Testamento, «Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.» (Seconda lettera di Pietro 3, 8). Esso annuncia l'inizio di un'era nuova nel segno della pace universale, conseguente a un temporaneo trionfo di Cristo e dei suoi santi e all'imprigionamento provvisorio di Satana, simbolo della vittoria delle forze del bene su quelle del male.

La mancanza dell'εσχατον nelle culture precristiane

Nell'insieme delle concezioni cosmogoniche e cosmologiche tipiche dell'antichità classica, non è presente l'istanza escatologica, dato il polarizzarsi dell'attenzione di queste sull'età dell'oro. È proprio da questa età primordiale che la storia umana si distacca per idealizzare la possibilità di un "ritorno" remoto a quella stessa originaria età della storia umana.

Il millennio nella cultura giudaica

Il millennio nella cultura giudaica anticipa l'idea di un momento escatologico che si presenta come "fine", come giudizio e come salvezza, in primis del popolo eletto e, conseguentemente, dell'umanità intera. Il Millennio, non è dunque un'entità cronologica, nella visione giudaica, ma rappresenta una fine temuta o sperata

Il millennio nei Vangeli sinottici

La differenza fondamentale del concetto di millennio fra la visione cristiana e quella giudaica, risiede proprio nella collocazione del millennio, rintracciabile nei Vangeli sinottici e nell'Apocalisse giovannea, in una semantica storica e, nel contempo, metastorica. Nella visione cristiana, il millennio diviene un'entità cronologica (quindi databile in qualche modo).

Utopia e millenarismo

L'utopia ha in comune con il millenarismo la disaffezione al presente e la forte attesa di un futuro diverso. D'altra parte, l'utopia s'inscrive come speranza messianica nell'immanenza del divenire storico (si evince chiaramente quanto l'utopia faccia parte della cultura moderna). Il chiliasmo, invece, anticipa e prelude il momento escatologico, segnando il passaggio tra storia e metastoria, salto, questo, che prevede la salvezza, ma la prevede solo nella trascendenza (elemento che lega il chiliasmo alla cultura giudaico-cristiana)

Il millenarismo medioevale

Per tutto il Medioevo il pensiero utopico, e in generale la filosofia, fu del tutto assorbito dalla dottrina cristiana. Il pensiero cristiano è volto a riconoscere nella storia dell’umanità le tappe del diffondersi del Regno di Dio, e a cercare nella realtà le tracce di un progetto divino, di un disegno.

Dante in special modo vede la storia di Roma e la nascita dell’impero come il compiersi del progetto di Dio, che ha come scopo il diffondersi del cristianesimo nell’impero universale e la venuta del Regno di Dio. In particolare nel canto sesto del Paradiso, in cui dante incontra l’imperatore Giustiniano, beato nel cielo di Mercurio, si ripercorre la storia dell’aquila, cioè la storia dell’impero, proprio in questa chiave di lettura. L'aquila viene definita il “sacrosanto segno”, per ribadire la vocazione divina dell’impero.

Paradiso, canto 6º, 28-36

«Or qui alla queston prima s’appunta

la mia risposta; ma sua condizione

mi stringa a seguitare alcuna giunta,

perché tu veggi con quanta ragione

si move contr’al sacrosanto segno

e chi 'l s'appropria e chi a lui s’oppone.

Vedi quanta virtù l’ha fatto degno

di reverenza; e cominciò dall’ora

che pallante morì per darli regno.»

Dunque Dante ritiene che il potere discenda direttamente da Dio: da qui nasce la sua concezione dell’organizzazione politica, che vede il potere politico nelle mani dell’imperatore, che ha il compito di unificare tutto il mondo sotto un’unica insegna, e il potere spirituale nelle mani del papa, che è responsabile della cura delle anime.

Purgatorio, canto 16º, 106-108

«Soleva Roma, che 'l buon mondo feo,

due soli aver, che l’una e l’altra strada

facean vedere, e del mondo e di Deo.»

Di fronte al momentaneo fallimento del suo disegno politico, poiché “è giunta la spada col pastorale”, Dante nutre la speranza che sia in procinto di venire un imperatore (probabilmente Arrigo IV) che possa ristabilire l’ordine perduto. Non si accorge che i tempi sono ormai cambiati: l’impero ha fatto la sua storia e sta nascendo ormai l’era delle Nazioni, in cui prende sempre più importanza e ricchezza una nuova classe sociale, la borghesia.

Infine il millenarismo, che si è sempre conservato nella tradizione Cristiana Ortodossa, oggi si manifesta anche in movimenti religiosi come il Rastafarianesimo.